Lo abbiamo ritrovato, avendolo perso al Napoli teatro festival, lo spettacolo Erodiade che, peraltro, inaugura la stagione teatrale del teatro elicantropo 2019/20, diretto da Carlo Cerciello.
E’ Imma Villa, Erodiade, lo è convintamente, austeramente, tutta voce e anima avvolta da corpo e abito ricco, scuro, stratificato.
Per gradi guardiamo quest’opera che è davvero corale.
La voce del regista che recita Testori che è naturalmente l’autore di questa erodiade.
Le luci che oscurano e rischiarano le fattezze della donna, Imma Villa, bella, ieratica, che muove mascelle, ma non lo sguardo.
Si staglia maestosa ed emette le parole della storia.
Il suo abito è ricco ma severo, intrigante per il suo misto di seduttività e severità.
Quasi uno strato sulla pelle di donna ardente e desiderosa, sovastato da un panneggio di luttuosa fattura, un abito di dolore, di struggente rabbia, di intelligente analisi dell’ inconsistenza delle regole umane, divine, i trucchi del vivere, le manipolazioni senza astuzia.
Tutto è un unisono.
Restiamo catturati, concentrati sul focus che diviene distante perchè velato di nero.
Ancora un segnale.
Il testo forte che sviluppa una trama anche consueta.
Donna innamorata che ama un essere irragiungibile perchè devoto alla castità e una oscura ricompensa per erodiade della testa di lui, in mancanza di altro, in cambio della sostituzione tra le braccia del suo storico amante di sua figlia, Salomè.
Se non ci fossero quelle ombre, quei veli, quei drappi, quel disco gigante tra la croce e la conchiglia di venere e quel corpo contenente quella voce fiera, perfetta, emanante argomenti ancestrali,
amore, rabbia, gelosia, impotenza, volontà di autodistruzione, penseremmo ad un dramma d’amore gomorristico, dove si sa, si paga tutto: il lusso, lo sfarzo, il desiderio, la sconfitta, la vita.
o forse proprio il teatro, l’arte visiva, il cinema ricostruiscono tutto questo e lo mescolano, in una realtà, in parte stereotipata, in parte inafferrabile.
vera vita gioia