Hospes,-itis
Drammaturgia fabio pisano
Regia davide iodice
Si respirava aria di rinascita, di ritorno, di ripresa al San Ferdinando di Napoli il 17 ottobre, giorno conclusivo della rappresentazione di hospes,-itis.
E certo di rinascita non si parlava, visto che quel momento di incontro, tutti insieme, dopo quasi due anni di solitudine o di incontri parziali, il tema era la conclusione dell’esistenza.
Un luogo, assai elegante e pieno di buone maniere, in cui si andava ad attendere la morte, con pochissimi frammenti di illusioni e di prospettive.
Il gruppo di malati terminali, intubati, su sedia a rotelle o zoppicanti si intreciavano in una hall o nei corridoi di questa clinica di lusso, parlandosi addosso, dicendo frasi svuotate, esprimendo desideri irrealizzabili.
Assai convincente ambientazione e recitazione, grande tristezza disseminata da spunti di ironia, silenzi e crudo realismo.
La vita in uno spazio chiuso e trasparente, dove il grigio del fuori era grigio dell’anima.
La vita reale era inesistente, la vita reale solo un’attesa della fine.
Acuni ricordi passati aleggiavano, in qualcuno l’ossessione di recitare: “non mi ricordo” sintetizzava la triste verità.
Non ricordare davvero o per finta, per non farsi attraversare dal dolore di memorie felici o infelici, ma pur sempre espressione di vita.
vera vita gioia
19 ottobre 2021