Premiata la tentazione di rivedere annibale ruccello in ferdinando al teatro san ferdinando di napoli.
Travolgente gea martire nelle vesti di clotilde che ha retto circa tre ore di recitazione, ottenendo una standing ovation finale.
Rifugiarsi nella tana di eduardo un pomeriggio piovigginoso con temperature polari, per la città, e restare catturati per ore, in un teatro tutto esaurito, è un regalo che si fa a se stessi. La sorpresa di godersi una recitazione molto intensa di gea martire accompagnata da chiara baffi nei panni di gesualda e fulvio cauteruccio in quelli di don catellino con la regia di nadia baldi. Non puro intrattenimento, ma una vera commedia di ruccello, che non ha mai cessato di intrigare, incuriosire, divertire, inquietare e far riflettere. La prima clotilde fu isa danieli che ci ha accompagnato per molti anni nei pannni di questa nobile borbonica, decisa a ritirarsi in una villa vesuviana per sottrarsi alla malinconica incombenza della borghesia in città. Storia di intrighi e solitudini, di ingenuità ed astuzie. Ruccello conquistò con quest’opera due premi idi nel 1985/6 e la sua brevissima carriera, trasgressiva ed illuminata, che nasce dai suoi studi filosofici accademici, conseguiti con il massimo dei risultati con una tesi in antropologia culturale sulla cantata dei pastori di andrea perrucci, continua ad essere ripercorsa da studiosi e registi sedotti dalla sua drammaturgia. Una voce geniale del teatro italiano, beffarda, che mette alla luce gli intimi percorsi dell’umano. ogni attore recita una parte in cui alla superficie della storia corrisponde immediatamente un’analisi delle ragioni, delle motivazioni, alte o basse che siano. Tutto è spiegato e commentato in tempo reale, la critica nulla può con annibale, perchè egli è scrittore, visionario, regista e commentatore allo stesso tempo. E al colmo ferdinando, ovvero francesco roccasecca, non era neanche ferdinando.
13/1/2017