Al Nest, Napoli est teatro a San Giovanni a Teduccio dal 6 al 17 marzo “il sindaco del rione sanità”, una commedia dei giorni dispari di Edoardo De Filippo, debuttata al Quirino nel 1960 e rappresentata in edizioni differenti dallo stesso autore. Il sindaco trae ispirazione da un personaggio di nome Campoluongo, che appianava i conflitti tra le persone del quartiere e usava andare a trovare Edoardo in camerino alle prime, mostrando gentilezza e rispetto verso il grande artista. La commedia nasce quindi in un contesto ed in un’ epoca in cui la narrazione era rivolta a raccontare un episodio della realtà, ma la drammaturgia e la cifra di Edoardo contenevano sempre un’impronta morale, educativa, politica. L’autore non si sottraeva di fronte ad una suggestione del vissuto, scritta con apparente allegria, ma con un’interlinea profondamente etica. Chi ha visto il sindaco recitato da De Filippo non potrà mai dimenticare il tono, le pause, i silenzi, le piccole contrazioni delle guance, dello sguardo di lui. Egli avrebbe potuto recitare senza mai parlare o soltanto emettendo quei mugolii di una espressività totalizzante. Fulminato da questa bellezza Mario Martone, il nostro celebre regista, oggi direttore artistico del tatro stabile di Torino, accoglie il testo da Carolina Rosi, moglie di Luca De Filippo, che dirige, dopo la morte del marito, la Elledieffe, tenendo fede all’eredità trasmessale dalla volontà di Luca di osservare e rivolgersi ai ragazzi calati in realtà difficili, rischiose, pericolose, e ritenendo il Nest il luogo esemplare a cui affidare l’opera. Veniamo al nostro teatro: il Nest che nasce in quella periferia di Napoli est dove ci sono da sempre tensioni malavitose e disagi sociali, Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo. Giuseppe Gaudino e Giuseppe Miale Di Mauro fanno nascere questo progetto in una palestra dell’ex scuola Giotto-Monti e creano una struttura di accoglienza ed inclusione che oggi vanta un programma teatrale, e non solo, di grande rispetto. Inoltre ciò che rende l’avventura estremamente interessante è quest’autonomia del fare, del progettare senza attendere che le scritture arrivino, ma inventandone di proprie, segno di grande maturità e disciplina. Proprio il sindaco di Martone ne è la prova, da un certo punto di vista. Nel sindaco Francesco di Leva è Antonio Barracano, Giovanni Ludeno il dottor Fabio Della Ragione, Massimiliano Gallo è Arturo Santaniello, anche Gaudino e Pantaleo sono parte del cast insieme con altri giovani di talento. Ma Di leva e Ludeno tengono le fila della trama e della tensione narrativa. Francesco è un Barracano giovane, energico, palestrato, elegante, a modo suo, e potente. Proprio potente come Edoardo ai tempi, ma l’anziano sindaco era contenuto, trattenuto, più non detto che detto, mentre Antonio di ora è loquace, tracima, è sicuro di sè come un vero boss di oggi, non ostenta perchè anche lui ha un codice rigidissimo sul da farsi e in ogni caso si congiunge al suo predecessore per una diffusa generosità ben taciuta. De Filippo e Martone sono attentissimi a questa eleganza. Tutto si svolge tra pistole, coltelli, cani aggressivi, lusso, trasgressioni ed una certa energica aggressività fisica, ma nulla è mai volgare. La trama la conosciamo bene tutti e non c’è alcun tradimento della storia, solo che tutto diventa più vicino a quello che, dopo Edoardo, Luca, il figlio, aveva pensato, ovvero lavorare su un’idea che avesse significato ed utilità sociale e Francesco Di Leva, da attore straordinaro quale è, lo sa mostrare benissimo e addirittura il suo volto ha quella mobilità degli zigomi, come quelli di Edoardo quando da’ l’ avvio a quelle fraseologie filosofiche che insegnano crudelmente qualcosa di utilissimo, appunto. Giovanni Ludeno calza a pennello il personaggio del dottore tra fedeltà, rabbia repressa, ammirazione, amicizia e lealtà. Lo fa con la giusta dose di recitazione semiseria, che è proprio la sua cifra dominante. Tutto rientra nella storia di una città che oscilla tra violenza e brama di giustizia e tra chi tiene i santi in paradiso e chi va da Don Antonio. E siamo alla conclusione, il sindaco De Filippo aveva tracciato il confine tra Napoli buona e Napoli violenta, Martone devia questo flusso e conclude: ” è inutile fingere di non vederlo, la città è una e, per quanta paura faccia, nessuno può pensare di tagliarla in due.”
9/3/2017