Lolabelle, un rat terrier, era la cagnolina e compagna di vita di Laurie Anderson. Lolabelle muore nel 2011 e Laurie nel film racconto, heart of a dog, ci accompagna per 75 minuti, attimi in cui sentiamo tutta l’intensità di una storia di cuore e di condivisione.
Il racconto è delizioso, si succedono gli episodi della vita dell’artista dal momento in cui ha incontrato lola. E una storia di tenerezza e di dedizione totale.
La direzione del racconto è tutta nella voce di laurie, è una storia acustica più che visiva. La voce è la sua forza. Lei che da sempre tratteggia le immagini, le storie, le composizioni musicali con quella alterazione gutturale, a volte suffragata dall’uso di un vocoder, a volte semplicemente sovrappponendo voce, musica, suoni, rumori.
E’ quel tipo di storia, sempre bellissima, quasi una rivelazione su un lettino di psicanalisi, o in un viaggio interiore profondissimo da cui riemergono, all’improvviso, immagini, episodi dimenticati, quasi del tutto, che sembra non abbiano alcuna relazione con l’avventura attuale, ma che, come sappiamo, ne sono l’origine, la motivazione più evidente. Il fatto è che laurie, raccontandoci della sua adorata lola ci offre un metodo espressivo. Ci aiuta ad aver coraggio a connettere cose estranee, all’apparenza. Da questo viene fuori una trama della sua relazione con la madre, con alcuni amici, con i fratelli, con i sentimenti di bellezza ed ammirazione verso la natura, con i suoi sogni. La parte onirica è fondamentale.
Le immagini sono sfocate a volte appaiono dietro un vetro, presumibilmente un parabrezza, su cui cadono fiocchi di neve.
Laurie è buddista e si sente. Quando lola si ammala, lei cerca di farla aiutare da una trainer a imparare qualcosa di diverso per un cane. Lola disegna, scolpisce e suona il pianoforte.
Bellissima lolabelle nei suoi istanti finali, in cui la sua amata amica umana si dedica a lei e la attende nel suo trapasso.
L’artista ama la morte. Ha presente la sua consistenza anche nella nostra vita. Condivide con i suoi amici dell’arte gli attimi della transizione. Ne parla quando desiderano condividere le riflessioni o le modalità della fine.
Laurie, ripeto, è buddista, e sa che per un periodo dopo la morte esiste un bardo, dove si risiede per finire, esaurire la memoria della vita. Lei lo dedica alla sua cagnolina e fa con lei il suo percorso di autocoscienza, di ricordi, di amore. Analizza ed accetta i suoi sensi di colpa e rende matura la sua consapevolezza. E’ un film bello, intenso, educativo, ammaliante e generosamente laurie lo racconta in italiano per noi che la amiamo.
10/5/2017